L’osteoporosi è una malattia sistemica dell’apparato scheletrico caratterizzata da una perdita di massa ossea e da un’alterazione della microarchitettura dell’osso, con conseguente aumento della fragilità ossea e predisposizione alle fratture. Una certa quantità di massa ossea si riduce fisiologicamente ed inevitabilmente con l’età, tale riduzione viene definita come osteopenia. Di contro, quando il processo di demineralizzazione ossea diventa particolarmente intenso e prolungato, al punto da determinare fratture per traumi di modesta entità, si parla di osteoporosi. I punti di frattura tipici sono: i corpi vertebrali, il collo del femore nella regione dell’anca e le ossa dell’avambraccio in prossimità del polso.

L’osteoporosi può essere suddivisa in:

  • Osteoporosi primaria di tipo 1 (osteoporosi postmenopausale). La perdita ossea interessa prevalentemente l’osso trabecolare con effetti particolarmente evidenti a livello della colonna vertebrale dove il turnover osseo è elevato, le fratture vertebrali rappresentano la situazione clinica più comune in questi casi.
  • Osteoporosi primaria di tipo 2 (osteoporosi senile) può colpire entrambi i sessi dopo i 70 anni di età interessando fino al 6% della popolazione anziana. La perdita di massa ossea interessa sia l’osso trabecolare che quello corticale e le fratture possono interessare non solo la colonna vertebrale ma anche ossa lunghe, bacino e altre sedi. Le tipiche complicanze sono rappresentate da fratture del collo femorale, dall’estremità distale del radio e dell’omero.
  • Osteporosi secondaria rispecchia l’incidenza delle malattie e/o condizioni cliniche e/o uso cronico di farmaci a cui è associata farmaci a cui è associata.

L’osso è biomeccanicamente stimolato verso l’attività osteogenica (produzione dell’osso) da sollecitazioni, carichi diretti, carichi indiretti che contrapponendosi alla forza di gravità inducono l’effetto piezoelettrico in grado di stimolare l’attività osteoblastica. Le fibre ossee si orientano secondo una legge carico-dipendente: orizzontali per effetto della compressione e verticali per effetto della trazione. L’osso è un tessuto dinamico a lento turnover. La riduzione della massa ossea che si determina con l’invecchiamento è dovuta in gran parte a una significativa perdita di attività delle cellule (osteoblasti) specificamente deputate alla formazione dell’osso, allo stesso tempo è stata dimostrata una perdita di massa ossea nel caso di riposo prolungato (causa malattia) a letto.

Di contro, il raggiungimento e il successivo mantenimento di un’adeguata quantità di tessuto minerale osseo dipendono anche da fattori non meccanici, tra i quali individuiamo:

  • La predisposizione ereditaria
  • Particolari malattie ossee
  • Insufficienza massa ossea (riserva ossea) negli anni dell’adolescenza
  • Mutamenti ormonali ( in particolare ma non esclusivamente nelle donne)
  • Disturbi del metabolismo
  • Assunzione prolungata di determinati farmaci come il cortisone
  • Alimentazione scorretta
  • Vita sedentaria
  • Fumo e alcol

L’attività fisica aiuta a mantenere un sistema osseo resistente, previene cadute e fratture e facilita la guarigione in chi ha subito una frattura. I benefici degli esercizi fisici variano in conformità al tipo di esercizio svolto, alla frequenza, alla durata, all’intensità, inoltre il loro impatto è specifico per la sede scheletrica sottoposta a carico. Incoraggiare fisica gli anziani a praticare attività fisica, se pur di moderata intensità, può contribuire alla riduzione del rischio di cadute e quindi di frattura.

Esiste ormai una specifica evidenza relativa al fatto che chi pratica esercizio fisico a carico gravitazionale (in posizione eretta che impone alla struttura il carico del peso del corpo) ha una massa ossea maggiore rispetto a soggetti sedentari e che l’aumento di questa sia specifico della sede scheletrica utilizzata nel movimento. L’osso rappresenta un tessuto meccano-sensitivo che omeostaticamente si adatta agli stimoli meccanici ambientali. Alcuni studi effettuati hanno dimostrato e confermato la maggiore efficacia di alcuni sport sulla deposizione di massa ossea quali la ginnastica, sport di potenza e alcuni sport di squadra a elevato ritmo di gioco per i quali sono necessarie doti di potenza e velocità (pallavolo,rugby,calcio, pallacanestro). Sono invece meno efficaci sul metabolismo osseo le discipline di resistenza e in particolare il nuoto, per effetto dell’assenza di contrasto della forza di gravità dovuto alla spinta di galleggiamento che si verifica nell’acqua. Tra le attività aerobiche proponibili, quella più facilmente realizzabile dalla maggior parte dei soggetti, è il camminare. La marcia di buon passo e tutte le attività aerobiche svolte contro la forza di gravità rappresentano le proposte più idonee a favorire l’aumento delle masse muscolari e di conseguenza la rimineralizzazione ossea. La raccomandazione clinica più sostenuta è di svolgere un’ attività fisica per almeno 30 minuti al giorno, esempio camminare, meglio se all’area aperta. L’esercizio fisico aiuta a perseguire comunque molteplici obiettivi:

  • Stimola la rimineralizzazione ossea
  • Migliora la coordinazione
  • Migliora la postura
  • Migliora l’equilibrio
  • Migliora la forza
  • Migliora la resistenza
  • Migliora l’agilità
  • Ridurre le conseguenze del deficit visivo
  • Ridurre il rischio di cadute

In conclusione costruire un osso sano e forte durante l’infanzia e l’adolescenza può costituire la migliore difesa allo sviluppo dell’osteoporosi, è quindi opportuno seguire una dieta sana e bilanciata ricca di calcio e vitamina D, praticare attività fisica mirata e seguire uno stile di vita sano evitando l’uso di droghe, alcol e fumo, con questi facili accorgimenti possiamo prevenire e ritardare il processo di osteoporosi.

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Dott.ssa Bonomo Pamela